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mercoledì 28 dicembre 2016

Rogue One: A Star Wars Story

Un film di Gareth Edwards. Con Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Mads Mikkelsen, Riz Ahmed. continua» Titolo originale Rogue One: A Star Wars Story. Fantascienza, Ratings: Kids+13, durata 133 min. - USA 2016. - Walt Disney uscita giovedì 15 dicembre 2016.

Un episodio indipendente che riporta in superficie senza incertezze il piacere dell'invenzione

Jyn Erso è la figla di Galen Erso, un ingegnere scientifico ribelle, costretto dall'Impero alla costruzione di un'arma di distruzione di massa nota come la Morte Nera. Jyn ha cercato per quindici anni di dimenticare il padre, dandolo per morto, finché un pilota disertore non le ha consegnato un messaggio urgente segreto, proveniente da Galen stesso. Insieme al capitano Cassian Andor e al suo droide imperiale riprogrammato dai ribelli, la ragazza parte allora alla ricerca del genitore e di uno spiraglio per fermare i piani apocalittici del malvagio imperatore.
Rogue One è "una storia di Star Wars", una delle tante possibili nell'universo sviluppatosi dal Big Bang mentale di George Lucas, oggi in piena, rinnovata espansione. La Disney promette già un capitolo dietro l'altro, come sta facendo con l'acquisita Marvel, e allora forse, tra qualche anno, Rogue One non apparirà più grande di una "stellina" nel firmamento della saga, ma, anche fosse, sarà una stella con una sua luce propria, solida e brillante, per ragioni diverse e concorrenti.
Prima, la sua posizione geografica nella mappa stellare: temporalmente precedente al quarto (Una nuova speranza) e successivo al terzo (La vendetta dei Sith), questo episodio è contenuto niente meno che da quarant'anni in quella prima didascalia scorrevole del primo Guerre Stellari di sempre ("...Navi spaziali ribelli, dopo aver colpito una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani tecnici dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera..."). C'è poi la sua posizione simbolica, all'indomani del primo capitolo del nuovo canone, firmato J.J. Abrams: un film che, nel bene o nel male, al di là della sua natura di calco, ha mantenuto la promessa di risarcire i fan delusi dalla seconda trilogia di Lucas e di riportarli "a casa". Infine, la sua posizione estetica: di gran lunga più interessante, più polverosa e action, di quella proposta dal "Risveglio della forza".
Soprattutto, Rogue One , pur inserendosi a cuneo come un "midquel", è un episodio indipendente, che sa sfruttare la libertà che deriva da questa indipendenza per fare quello che Abrams non ha voluto o potuto fare, vale a dire raccontare una nuova storia. Estraendo la giovane Jyn dal nascondiglio sotterraneo, il personaggio di Whitaker dissotterra letteralmente qualcosa che era ancora sepolto, riportando in superficie il piacere dell'invenzione.
Il film ci mette un bel po' ad ingranare, ma, una volta che la squadra è al completo, non ha incertezze né cadute di tono. Presi singolarmente i componenti dell'equipaggio non appaiono straordinari: non lo è il droide che fa calcoli probabilistici né l'orientale cieco che crede nella Forza, ma è l'eroismo del gruppo a funzionare. Lì c'è Star Wars. Non solo e non tanto nelle apparizioni digitali, a loro modo ologrammatiche, dei vecchi eroi, ma nel sacrificio dei nuovi, che, rapidi come meteore, brevi come vite di santi, si fanno subito leggenda. L'impronta della serie è chiaramente anche altrove: nella coppia Felicity Jones-Diego Luna (il quale sfugge dal sabotare involontariamente il film, riprendendo punti sul fronte romantico), nei salti nell'iperspazio, nelle scene canoniche nelle città piantonate dall'esercito e nei bar malfamati, nel tema musicale di Darth Vader. Ma è più che mai nella sua indipendenza dall'obbligo di far tornare i conti a colpi di spiegoni che sta la felicità del film di Gareth Edwards: un "pilota" che non avrà un gran senso dell'umorismo, ma sa come diavolo si manovra un film di fantascienza.

domenica 11 dicembre 2016

La festa prima delle feste

Un film di Josh Gordon, Will Speck. Con Jennifer Aniston, Kate McKinnon, Olivia Munn, Jason Bateman, Jamie Chung. continua» Titolo originale Office Christmas Party. Commedia, Ratings: Kids+16, durata 105 min. - USA 2016. - Universal Pictures uscita mercoledì 7 dicembre 2016.

Quando si scalda, il film mantiene la promessa di divertimento che contiene, ma non va in cerca di novità

La filiale principale di un'azienda informatica rischia la chiusura: l'amministratrice delegata ha infatti deciso di porre fine agli sprechi e alla mala gestione del fratello. A quest'ultimo e ai suoi impiegati più affezionati e fedeli non resta che tentare il tutto per tutto, ovvero chiudere un accordo impossibile con un pezzo grosso del ramo. Come? Invitandolo alla festa di Natale dell'ufficio.
C'è un momento chiave, quando finalmente l'inetto capo della ditta Clay, insieme ai più saggi Josh e Tracey, riescono ad ottenere udienza presso il loro obiettivo salvavita, il magnate Walter Davis, e questi dice loro, molto direttamente, qualcosa come: "siete dei ragazzi simpatici, voi mi piacete, ma non mi piace la vostra filosofia". Del film nel suo complesso si può dire la medesima cosa: il cast è azzeccato, i personaggi non hanno niente che non vada, ma c'è qualcosa di terribilmente triste nel vederli attraversare l'inferno del divertimento forzato per il bene ultimo e supremo, non di uno o più di loro, o di un bambino a caso che ha smesso di credere al Natale, ma di una filiale aziendale. Il film sposta non a caso rapidamente il discorso sull'aspetto, ben più umano, dei posti di lavoro a rischio, ma si sposta di poco anche il problema: la tristezza, a quel punto, è nella scarsa fantasia delle trovate (le fotocopie dei genitali? Il collega che vuol essere allattato al seno? La fidanzatina ideale noleggiata on line?), che prendono il pacchetto classico del party movie d'età collegiale e lo trasferisco vent'anni dopo senza modificarne una virgola. Come la festa raccontata al suo interno, il film ci mette un bel po' a riscaldarsi.
Ad un certo punto ce la fa, non c'è che dire, perché la poetica dell'accumulo e l'effetto massa hanno la meglio, la stupidità umana si riconferma materia vastissima di cui è giusto, salutare e inevitabile ridere fino alle lacrime (se non altro perché non ci siamo noi, in quel momento, a spaccarci l'osso del collo facendo i Tarzan appesi alle luci di Natale). Di nuovo, però, il film non ha il coraggio del caos totale, non può permettersi di sconfinare nel tragicomico, la scrittura non è nemmeno lontanamente abbastanza raffinata per farlo, così gli eroi di turno si salvano, dentro parentesi da commedia rosa, bloccati sul tetto, o cedendo ai buoni sentimenti in una corsia d'ospedale. È la favola che vuole l'ultima parola, è pur sempre il suo periodo dell'anno.
Jason Bateman e Jennifer Aniston, alla quinta volta insieme, rischiano di apparire in partenza già irrigiditi dentro ruoli senza grandi margini di libertà e di cambiamento, specie considerando il precedente di Come ammazzare il capo ...e vivere felici, con lui nei panni della vittima di lei, mentre Olivia Munn, ancora una volta, lascia intuire quanto potrebbe dare alla commedia, in termini di una femminilità non scontata, se solo le arrivasse il ruolo giusto.